Con l'avvio della raccolta differenziata sarà successo anche a voi di non saper decidere in quale contenitore mettere un certo rifiuto: dove va la carta del Kinder? E il coperchietto dello yogourt? E il bicchiere di carta? E le cicche di sigaretta?
Ho scovato su internet un dizionario dei rifiuti fatto - piuttosto bene - dalla Acea del Piemonte ed ho pensato che fosse utile metterlo a disposizione di tutti dedicandogli una apposita pagina di puntaccapo raggiungibile anche dal link che segue.
DIZIONARIO DEI RIFIUTI
Spero vi sia utile.
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puntaccapo
domenica 19 giugno 2011
martedì 7 giugno 2011
Il riciclaggio come metafora politica, ovvero: anche in Consiglio Comunale non si butta via niente.
A stare a ciò che si legge e si sente, mi pare che siamo partiti piuttosto maluccio!
La composizione della giunta, in perfetto stile prima repubblica, è avvenuta con il manuale Cencelli alla mano: io ho portato tot voti e mi spettano tot assessorati; tu ne hai portati tot di meno e ti spettano meno assessorati.
Problema. Un sindaco vince le elezioni e gli spettano cinque assessori. Se due se li prende il PD, quanti ne restano per le altre liste? E se le liste sono 6 come fanno a spartirsi 5 assessori?
Soluzione (apparentemente semplice): 2 assessori al PD, 1 per uno ad altre 3 liste civiche (Alatri Unita, Alleanza per Alatri, Alatri nel Cuore), 0 all'IdV (che praticamente non ha preso voti), 0 al PSI, ma con il contentino della Presidenza del Consiglio Comunale alla dottoressa Evangelisti.
Sembrerebbe fatta, e invece no!
A sorpresa, dal cilindro del grande prestigiatore ecco spuntare il coniglio magico: la presidenza del Consiglio Comunale va a Fausto Lisi, con il quale questa maggioranza ha fatto accordi pre-ballottaggio non dichiarati. La stessa maggioranza che aveva affermato di voler andare assolutamente da sola e di non voler fare accordi con nessuno (men che meno con l'altra ala sinistra); lo stesso Fausto Lisi che, pur avendo tentato accordi sia a destra che a sinistra, aveva dichiarato che non avrebbe appoggiato alcun candidato in ballottaggio.
E' questo il "nuovo" che emerge?
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puntaccapo
La composizione della giunta, in perfetto stile prima repubblica, è avvenuta con il manuale Cencelli alla mano: io ho portato tot voti e mi spettano tot assessorati; tu ne hai portati tot di meno e ti spettano meno assessorati.
Problema. Un sindaco vince le elezioni e gli spettano cinque assessori. Se due se li prende il PD, quanti ne restano per le altre liste? E se le liste sono 6 come fanno a spartirsi 5 assessori?
Soluzione (apparentemente semplice): 2 assessori al PD, 1 per uno ad altre 3 liste civiche (Alatri Unita, Alleanza per Alatri, Alatri nel Cuore), 0 all'IdV (che praticamente non ha preso voti), 0 al PSI, ma con il contentino della Presidenza del Consiglio Comunale alla dottoressa Evangelisti.
Sembrerebbe fatta, e invece no!
A sorpresa, dal cilindro del grande prestigiatore ecco spuntare il coniglio magico: la presidenza del Consiglio Comunale va a Fausto Lisi, con il quale questa maggioranza ha fatto accordi pre-ballottaggio non dichiarati. La stessa maggioranza che aveva affermato di voler andare assolutamente da sola e di non voler fare accordi con nessuno (men che meno con l'altra ala sinistra); lo stesso Fausto Lisi che, pur avendo tentato accordi sia a destra che a sinistra, aveva dichiarato che non avrebbe appoggiato alcun candidato in ballottaggio.
E' questo il "nuovo" che emerge?
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puntaccapo
sabato 4 giugno 2011
Sangue sudore e lacrime
Spenti i riflettori della campagna elettorale, scemata l'euforia della vittoria e terminati i festeggiamenti, per Giuseppe Morini e la sua squadra - siamo ansiosi di conoscerla - inizia la grande fatica, il percorso più difficile, che li porterà, per i prossimi cinque anni, a tenere le redini di Alatri ed a far - come afferma lo slogan - rinascere questa città.
L'obiettivo è di quelli ardui: Alatri non è più quella del 2003, non è più quella città sana ed in crescita che Morini prese in mano in continuità con i due mandati di Patrizio Cittadini.
Oggi Alatri è una città in grave difficoltà: non ci sono soldi, le casse sono vuote - pensate, alla fine di maggio, l'amministrazione Magliocca non aveva nemmeno approvato il bilancio preventivo! - la macchina comunale è allo stremo, disgregata com'è dal mobbing e dal clientelismo, le opere pubbliche sono ferme a cinque anni fa, i servizi sociali sono ridotti al lumicino, il commercio è al collasso, scuole ed ospedale sono a rischio di chiusura, il turismo non esiste, le manifestazioni culturali e gli spettacoli di un tempo non si sa più nemmeno cosa siano, i giovano non hanno prospettive di lavoro e perfino molti degli immigrati ci stanno abbandonando.
In queste condizioni per la nuova amministrazione - e di conseguenza per tutti noi - si prepara un non breve periodo di sangue, sudore e lacrime, durante il quale, a suon di sacrifici (individuali e collettivi), bisognerà cercare di risalire la china del disastro in cui siamo piombati in "soli" cinque anni di gestione dissennata.
Se non vorrà deludere il suo elettorato, Morini dovrà mettere in campo una squadra di assessori seri e competenti, fatta di gente motivata e dotata di grande disponibilità di tempo, in grado di garantire una presenza continua e costante negli uffici comunali. Anche i consiglieri eletti nelle sue liste dovrebbero essere coinvolti in questa difficile opera di risanamento e, attraverso lo strumento delle deleghe, prendere sulle proprie spalle parte delle attività amministrative solitamente destinate alla giunta.
Con le poche risorse a disposizione ed i debiti fin qui accumulati non sarà facile ripartire e se, come credo, non si vogliono aumentare le tasse, bisognerà operare un drastico taglio agli sprechi ed avviare una seria politica di riduzione della spesa (e forse dei servizi) senza tralasciare, però, il rilancio dell'economia della città - unico volano possibile per uscire dalla crisi - valorizzando le vocazioni locali ed utilizzando al massimo i tanti fondi pubblici (regionali, nazionali, europei) ancora disponibili.
Alatri, insomma, non ha bisogno di una politica del "giorno per giorno", bensì di un progetto di sviluppo a medio e lungo respiro, in grado di guardare lontano e di coinvolgere, con grande spirito di collaborazione, amministratori e cittadini.
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puntaccapo
L'obiettivo è di quelli ardui: Alatri non è più quella del 2003, non è più quella città sana ed in crescita che Morini prese in mano in continuità con i due mandati di Patrizio Cittadini.
Oggi Alatri è una città in grave difficoltà: non ci sono soldi, le casse sono vuote - pensate, alla fine di maggio, l'amministrazione Magliocca non aveva nemmeno approvato il bilancio preventivo! - la macchina comunale è allo stremo, disgregata com'è dal mobbing e dal clientelismo, le opere pubbliche sono ferme a cinque anni fa, i servizi sociali sono ridotti al lumicino, il commercio è al collasso, scuole ed ospedale sono a rischio di chiusura, il turismo non esiste, le manifestazioni culturali e gli spettacoli di un tempo non si sa più nemmeno cosa siano, i giovano non hanno prospettive di lavoro e perfino molti degli immigrati ci stanno abbandonando.
In queste condizioni per la nuova amministrazione - e di conseguenza per tutti noi - si prepara un non breve periodo di sangue, sudore e lacrime, durante il quale, a suon di sacrifici (individuali e collettivi), bisognerà cercare di risalire la china del disastro in cui siamo piombati in "soli" cinque anni di gestione dissennata.
Se non vorrà deludere il suo elettorato, Morini dovrà mettere in campo una squadra di assessori seri e competenti, fatta di gente motivata e dotata di grande disponibilità di tempo, in grado di garantire una presenza continua e costante negli uffici comunali. Anche i consiglieri eletti nelle sue liste dovrebbero essere coinvolti in questa difficile opera di risanamento e, attraverso lo strumento delle deleghe, prendere sulle proprie spalle parte delle attività amministrative solitamente destinate alla giunta.
Con le poche risorse a disposizione ed i debiti fin qui accumulati non sarà facile ripartire e se, come credo, non si vogliono aumentare le tasse, bisognerà operare un drastico taglio agli sprechi ed avviare una seria politica di riduzione della spesa (e forse dei servizi) senza tralasciare, però, il rilancio dell'economia della città - unico volano possibile per uscire dalla crisi - valorizzando le vocazioni locali ed utilizzando al massimo i tanti fondi pubblici (regionali, nazionali, europei) ancora disponibili.
Alatri, insomma, non ha bisogno di una politica del "giorno per giorno", bensì di un progetto di sviluppo a medio e lungo respiro, in grado di guardare lontano e di coinvolgere, con grande spirito di collaborazione, amministratori e cittadini.
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puntaccapo
mercoledì 1 giugno 2011
La grande soprpresa: aria nuova (o quasi) in città
Giuseppe Morini ha vinto, sovvertendo alla grande il risultato del primo turno e confermando, con il suo successo, l'insoddisfazione degli alatresi nei confronti dell'amministrazione uscente, di fatto risultata agli occhi di tutti davvero poco efficace.
Dai numeri, si può notare che anche al secondo turno la percentuale dei votanti si è mantenuta molto elevata (oltre il 76%), a dimostrazione della volontà di partecipazione e di espressione democratica dei nostri concittadini che, com'è giusto, hanno deciso di agire da protagonisti nella vita politica della propria città.
Il dato che, però, maggiormente balza agli occhi è che, mentre Magliocca ha visto incrementare di sole 300 unità i voti attribuiti alle sue liste (da 7.530 a 7.845), per le liste di Morini si è passati dai 4.949 voti del primo turno agli 8.963 del secondo, con una progressione che, in termini numerici, corrisponde quasi ad un raddoppio dei consensi. Analoga situazione la si riscontra rispetto alle preferenze individuali, dove Morini è cresciuto di circa 4.800 voti, contro gli appena 500 di Magliocca.
Ciò che emerge da queste cifre è quanto siano stati determinanti i quindici giorni di campagna elettorale in vista del ballottaggio, quando i due candidati, usciti dal turbinio dei candidati e delle liste, hanno dovuto presentare se stessi, con la propria personalità e con il proprio carattere.
Le differenze fra i due sono state subito evidenti e la gente le ha colte a pieno, trasformando il voto, che al primo turno aveva una forte connotazione politica, in una scelta di credibilità personale (come del resto è avvenuto a Milano e Napoli).
Morini ha affrontato la seconda parte della campagna elettorale con grinta (a volte anche troppa) e determinazione, incentrando i propri interventi sul programma e sulle inefficienze della gestione Magliocca, mostrandosi per quello che è, con i suoi pregi ed i suoi difetti, con i suoi punti di forza e con le sue debolezze.
Dall'altra parte Magliocca è apparso piuttosto spento, a tratti anche rinunciatario (forse avvertendo un calo di interesse da parte dei suoi stessi sostenitori), ha parlato con poca credibilità dei successi del suo quinquennio e, soprattutto, si è celato dietro una sequenza di verbosi papaveri politici (onorevoli, senatori, ministri, presidenti e simili) che poco avevano a che fare con la nostra città e con i suoi problemi, dimostrando così di essere un sindaco "debole", con una impronta politica fortemente dipendente da quella dei suoi sponsor di alto lignaggio.
La gente ha dimostrato di essere stufa di sole parole, ha fatto la sua scelta e chiede fatti concreti: ora se li aspetta da chi ha vinto.
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puntaccapo
Dai numeri, si può notare che anche al secondo turno la percentuale dei votanti si è mantenuta molto elevata (oltre il 76%), a dimostrazione della volontà di partecipazione e di espressione democratica dei nostri concittadini che, com'è giusto, hanno deciso di agire da protagonisti nella vita politica della propria città.
Il dato che, però, maggiormente balza agli occhi è che, mentre Magliocca ha visto incrementare di sole 300 unità i voti attribuiti alle sue liste (da 7.530 a 7.845), per le liste di Morini si è passati dai 4.949 voti del primo turno agli 8.963 del secondo, con una progressione che, in termini numerici, corrisponde quasi ad un raddoppio dei consensi. Analoga situazione la si riscontra rispetto alle preferenze individuali, dove Morini è cresciuto di circa 4.800 voti, contro gli appena 500 di Magliocca.
Ciò che emerge da queste cifre è quanto siano stati determinanti i quindici giorni di campagna elettorale in vista del ballottaggio, quando i due candidati, usciti dal turbinio dei candidati e delle liste, hanno dovuto presentare se stessi, con la propria personalità e con il proprio carattere.
Le differenze fra i due sono state subito evidenti e la gente le ha colte a pieno, trasformando il voto, che al primo turno aveva una forte connotazione politica, in una scelta di credibilità personale (come del resto è avvenuto a Milano e Napoli).
Morini ha affrontato la seconda parte della campagna elettorale con grinta (a volte anche troppa) e determinazione, incentrando i propri interventi sul programma e sulle inefficienze della gestione Magliocca, mostrandosi per quello che è, con i suoi pregi ed i suoi difetti, con i suoi punti di forza e con le sue debolezze.
Dall'altra parte Magliocca è apparso piuttosto spento, a tratti anche rinunciatario (forse avvertendo un calo di interesse da parte dei suoi stessi sostenitori), ha parlato con poca credibilità dei successi del suo quinquennio e, soprattutto, si è celato dietro una sequenza di verbosi papaveri politici (onorevoli, senatori, ministri, presidenti e simili) che poco avevano a che fare con la nostra città e con i suoi problemi, dimostrando così di essere un sindaco "debole", con una impronta politica fortemente dipendente da quella dei suoi sponsor di alto lignaggio.
La gente ha dimostrato di essere stufa di sole parole, ha fatto la sua scelta e chiede fatti concreti: ora se li aspetta da chi ha vinto.
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