sabato 19 febbraio 2011

La città dei morti viventi

Alatri è divenuta ormai una città fantasma governata da un manipolo di morti viventi, di zombie della politica - dei quali dobbiamo liberarci al più presto - che negli ultimi anni ha prodotto una vera e propria desertificazione sociale, culturale ed economica del nostro territorio.
Per rendersene conto basta andare un po' in giro, guardarsi intorno, parlare con la gente.
Noi, che in passato siamo stati rappresentati da Principi della politica come Peppino Cittadini, Emanuele Lisi e Giacinto Minnocci, oggi mandiamo in Parlamento - che iddio ci perdoni - un signore che si vanta, con orgoglio, di aver fatto, come suo massimo atto politico, il gesto dell'ombrello a Rosy Bindi.
Noi, che con le nostre scuole, le nostre biennali d'arte, i nostri illustri predecessori, siamo stati il riferimento culturale dell'intera provincia, oggi assistiamo impassibili alla progressiva chiusura del Liceo Classico, all'inesorabile depauperamento della nostra cultura, al costante ripetersi di inutili e dannose conferenze sulle farneticanti idee di Julius Evola e dei suoi estimatori.
Noi, che con i nostri quattrocento negozi eravamo il polo di riferimento commerciale di tutto il territorio a nord di Frosinone, ci siamo trasformati in un cimitero di serrande abbassate dove, senza prendere l'automobile, diventa difficile acquistare qualunque cosa.
Noi, che con le nostre bellezze architettoniche, con la nostra piazza, i nostri sassi, la nostra aria pulita, eravamo diventati il salotto buono della provincia di Frosinone, ci siamo trasformati in un orribile garage puzzolente, in un territorio da rodeo per automobilisti prepotenti, dove nemmeno noi che ci abitiamo abbiamo più voglia di passeggiare.
Noi, che con i nostri trentamila abitanti, dopo Frosinone e Cassino, avremmo dovuto essere la terza realtà più importante della provincia, non siamo in grado nemmeno di offrire ai nostri giovani una prospettiva di vita e di lavoro degna di questo nome, tanto da augurarci che per coronare i loro sogni - ammesso che ancora ne coltivino - emigrino il più lontano possibile da Alatri.
E le colpe, pardon, le responsabilità - che nessuno pagherà mai - sono ascrivibili sia ai politici che oggi ci amministrano, troppo intenti ad assecondare i propri giochi di potere per occuparsi dei problemi della città, sia ai loro oppositori che, pur avendone le possibilità, non sono stati capaci di creare le condizioni affinché ciò non accadesse.
Come ora: obbligati da scelte suicide e prepotenti quanto incomprensibili, stiamo per presentarci alle elezioni con un centrosinistra diviso, incapace di elaborare un progetto comune che potesse convergere su di un candidato unitario, magari individuato al di fuori della solita rosa dei soliti noti.
Forse gli zombie da abbattere sono molti di più di quelli che crediamo, e non tutti hanno all'occhiello il distintivo del PdL!

puntaccapo
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