lunedì 6 settembre 2010

Noi ci avevamo creduto nel PD

Il PD!
Noi ci avevamo creduto. 
Noi avevamo creduto in Veltroni. 
Certo, rispetto ad un Enrico Berlinguer o ad un Aldo Moro scontava diversi punti di distanza, ma tutto sommato era convincente: aveva sufficiente carisma, parlava bene, era al passo coi tempi, si presentava con un progetto credibile, era colto e, a volte, riusciva anche simpatico. 
Lo abbiamo sostenuto, abbiamo portato la gente alle primarie, ci siamo messi in fila pazienti, abbiamo versato l'obolo e poi..., poi abbiamo visto le liste!
Erano piene zeppe di gerontocrati e papaveri del vecchio PC e della vecchia DC! Era questo il tanto annunciato rinnovamento? Prima delusione.
Erano bloccate: non potevamo scegliere chi ci piaceva! Era questo il senso della partecipazione democratica? Seconda delusione.
Erano incoerenti: quanti candidati non avevano niente in comune, né per trascorsi politici, né per ideologia, con il proprio leader di riferimento! Terza delusione.
Eppure abbiamo votato, anche per far sentire al nascente partito che noi c'eravamo, che eravamo tanti e che avevamo voglia di esserci.
E Veltroni ha vinto le primarie; e noi abbiamo continuato a credergli.
Abbiamo formato i circoli, ci siamo riuniti, ma ci siamo subito accorti che non contavano - che non contavamo - niente: le decisioni venivano prese in altre sedi, con altre logiche.
Il PD si stava trasformando in un partito liquido, verticista e litigioso.
Ma Veltroni, che aveva vinto le primarie, ha poi perso le politiche.
Gli è subentrato Franceschini: noi abbiamo voluto credere anche in Franceschini, ma non ci ha messo molto a farci rimpiangere Veltroni.
Sono arrivate le provinciali: a Frosinone le abbiamo perse!
Troppe rivalità dentro al PD!
Comunque si riparte! Ottobre 2009: ancora primarie, ma stesse incoerenze di sempre, stesse liste bloccate, stessi baroni.
Tre mozioni senza emozioni. 
Franceschini, Marino, Bersani: tre quintali di aria fritta tra i quali non si riusciva a cogliere alcuna differenza di sostanza, tre anni luce di distanza dai reali problemi della gente!
Che confusione! 
Si vota a simpatia: vince Bersani, forse il più simpatico.
Anche questa volta eravamo in tanti, ma un po' di meno.
Abbiamo provato a credere anche in Bersani, ma lui non ci ha messo molto a farci rimpiangere Franceschini che, a sua volta, ci aveva fatto rimpiangere Veltroni. 
Sono arrivate le regionali: e anche queste (nel Lazio e non solo) le abbiamo perse!
Possibile che nel PD non si trovasse un candidato degno di rappresentarlo alle regionali meglio della Bonino (con tutto il rispetto possibile per Emma Bonino)?
Ed eccoci qua, delusi e scontenti, con un partito ripiegato su se stesso, nel quale le lotte intestine prevalgono sulla capacità di creare un'alternativa credibile.
Eccoci qua con un partito che non osa, che non costruisce, che non innova.
Un partito che non coinvolge, non infiamma e non emoziona.
Un partito che non sa più parlare alla gente, né ascoltare i suoi problemi.
Un partito che guarda più a Fini e Casini, che a Vendola e Di Pietro.
Un partito senza idee, incapace di dare vita a qualcosa di diverso da una anacronistica riedizione del PCI o della DC, un partito che ancora non riesce a diventare una vera alternativa al PdL.
Ve l'immaginate, se davvero si votasse a marzo, Bersani candidato premier?
Sconfitta assicurata!
Noi ci avevamo creduto nel PD e forse oggi non ci crediamo più!
Ci vuole più coraggio: siamo stanchi di essere moderati!
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puntaccapo

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