mercoledì 1 settembre 2010

Colpire la scuola pubblica: una strategia politica

Oggi, se per molti insegnanti è il giorno di rientro dalle ferie, per molti altri è l'amara presa di consapevolezza di un lavoro che non c'è più. In Italia si continuano a fare tagli indiscriminati all'istruzione ed alla ricerca: decine di migliaia di insegnanti lasciati a casa, facoltà universitarie cancellate, indirizzi scolastici aboliti, orari scolastici ridotti, classi tagliate, scuole accorpate; miliardi di euro sottratti indiscriminatamente alla formazione (pubblica) dei nostri figli, ma lasciati indifferentemente in mano ad evasori, faccendieri e corrotti.
Tremonti sostiene che la scelta dei tagli sia stata obbligata dalla crisi mondiale, ma c'è da chiedersi come mai in altre nazioni europee come Francia, Germania e Gran Bretagna, di tagli non ce ne siano stati, ma, anzi, in qualche caso, gli stanziamenti a favore dell'istruzione pubblica siano stati addirittura incrementati.
Forse lì, diversamente che da noi, hanno capito che per fronteggiare adeguatamente l'invasione culturale delle potenze asiatiche (India e Cina in primo luogo) l'unica possibilità che abbiamo, in Europa, è quella di sostenere e far crescere la formazione e l'istruzione dei nostri ragazzi: ben presto i milioni di muratori, manovali, colf e badanti (che sono andati a cogliere sacche di lavoro che gli italiani non volevano più fare), verranno sostituiti da ben preparati infermieri, medici, architetti, ingegneri, informatici e tecnici specializzati provenienti da oriente, che andranno a sottrarre lavoro a giovani italiani già in gravi situazioni di precarietà e disoccupazione.
L'unica risposta che mi viene in mente è che la distruzione sistematica della scuola pubblica attuata da Berlusconi, Tremoni e (buon ultima) Gelmini non sia un "semplice" errore di valutazione, ma una precisa strategia politica, una consapevole scelta ideologica, che mira a distruggere il vero nemico di questa classe politica volgare, ignorante, presuntuosa ed arrogante: la cultura!
Il governo Berlusconi non ha alcun interesse a risolvere il problema del ritardo culturale dell'Italia rispetto agli altri paesi europei/mondiali (attestato dagli indici di lettura di libri e giornali, dalla percentuale di laureati e diplomati, ecc.), poiché è proprio in esso che fonda le proprie fortune: sta solo a noi spezzare questo percorso perverso e far sì che i nostri giovani riescano a riappropriarsi del proprio futuro, uscendo da questo paludoso presente senza speranze e senza progetti.
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puntaccapo

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