Non si può dire che l'attuale amministrazione abbia fatto male: non perché abbia fatto bene, ma perché, per fare male, avrebbe dovuto comunque fare qualcosa; ed invece sono cinque anni che la compagine guidata da Magliocca non fa assolutamente nulla, nothing, rien, nicths, nada.
Provate a chiudere gli occhi ed a pensare ad Alatri com'è oggi, poi, mentalmente, andate a ritroso nel tempo fino all'estate 2006, quando si è insediata la giunta Magliocca: confrontando le due Alatri vi accorgerete che, a parte un po' di strisce per terra, una manciata di sampietrini e qualche metro quadro di asfalto, non c'è nulla di significativo da attribuire a Magliocca ed alla sua squadra.
Fatevi una passeggiata per il centro storico: i negozi chiusi si contano a decine e sono ormai molti di più di quelli aperti, le automobili hanno invaso ogni spazio, anche quelli non consentiti, e di turisti nemmeno l'ombra; il ginnasio sta scomparendo e neanche il cinema ce l'ha fatta a resistere. Sviluppo? Lavoro? Opportunità per i giovani? Nemmeno a parlarne!
E l'amministrazione cosa fa? Assolutamente nulla: non solo assiste impassibile a tanta rovina lavandosene le mani, ma si permette perfino di sprecare o non utilizzare milioni di euro - miliardi di lire - di fondi pubblici messi a disposizione dallo Stato e dalla Regione (contratti di quartiere, sicurezza, innovazione tecnologica, partecipazione, centri commerciali naturali, ecc.).
La nostra è ormai una città fantasma governata da un manipolo di morti viventi, di zombie della politica, che credevamo definitivamente sepolti, il cui unico scopo è fare il meno possibile e, soprattutto, pena l'estromissione, non scontentare il mangiafuoco di piazza Gramsci.
Oggi però, dopo cotanta inattività, a pochi mesi dalle elezioni, gli ectoplasmi di S. Maria Maggiore hanno avuto un improvviso, quanto improbabile ed incredibile, rigurgito di vitalità, annunciando una vagonata di opere e di interventi pubblici da far impallidire anche la migliore delle amministrazioni.
Niente paura, è solo fumo negli occhi, sono i soliti botti di capodanno: come sempre, quando è finito il rumore, non ne rimane più nulla, nemmeno il ricordo.
.
venerdì 28 gennaio 2011
mercoledì 19 gennaio 2011
LE PRIMARIE? UNA QUESTIONE DEL TUTTO SECONDARIA!
In questi giorni si fa un gran discutere dell'opportunità di ricorrere alle primarie per individuare il candidato del centrosinistra alle prossime elezioni politiche o amministrative.
Pur considerando le primarie un importante esercizio di partecipazione democratica e riconoscendo ad esse un elevato valore simbolico, occorre, tuttavia, non sottovalutare il rischio che esse, così come sono attualmente strutturate, possano essere non solo inutili, ma addirittura fornire indicazioni sbagliate, fuorvianti o controproducenti.
Se, ad esempio, pensiamo ad Alatri, sul piano dei numeri dovremmo considerare un corpo elettorale di circa 20.000 persone: vale a dire che per diventare sindaco si dovrebbero prendere, più o meno, 11.000 voti. Ora, nell'ipotesi verosimile che alle primarie vada a votare il 10-15% dell'elettorato di centrosinistra, essendo chiamato a scegliere tra tre o quattro candidati a sindaco, potrebbe accadere che chi, tra amici, parenti e simpatizzanti, suoi o di sua moglie, riuscisse a racimolare due o trecento voti, risulterebbe automaticamente "vincitore", pur essendo rappresentativo solo di se stesso.
Inoltre, le primarie - che pur sempre elezioni sono - rischiano di invelenire e "personalizzare" il confronto all'interno del centrosinistra, distraendo dal vero obiettivo politico - battere le destre - e spostando tutta l'attenzione sui candidati, piuttosto che sui progetti politici.
E' un film che abbiamo già visto: sarebbe ora che il centrosinistra abbandonasse "correntismi", localismi e personalismi che lo hanno portato all'autodistruzione e si occupasse maggiormente di vincere qualche competizione elettorale.
Infine c'è da dire che, nell'attuale situazione, il ricorso alle primarie apparirebbe come un forte segno di debolezza, la dimostrazione che i partiti, i movimenti e le coalizioni che dovrebbero proporre una valida alternativa allo "iannarillismo" dominante, non sarebbero sufficientemente coesi e radicati per elaborare una convincente proposta politica, costruita su di un credibile progetto di rilancio della nostra città, piuttosto che sulla faccia della persona chiama a tentare di ricoprire il ruolo di sindaco.
La questione primaria - mi si perdoni il gioco di parole - non è fare o non fare le primarie, quanto piuttosto vincere le secondarie, che, invece, non è affatto un obiettivo secondario.
puntaccapo
Pur considerando le primarie un importante esercizio di partecipazione democratica e riconoscendo ad esse un elevato valore simbolico, occorre, tuttavia, non sottovalutare il rischio che esse, così come sono attualmente strutturate, possano essere non solo inutili, ma addirittura fornire indicazioni sbagliate, fuorvianti o controproducenti.
Se, ad esempio, pensiamo ad Alatri, sul piano dei numeri dovremmo considerare un corpo elettorale di circa 20.000 persone: vale a dire che per diventare sindaco si dovrebbero prendere, più o meno, 11.000 voti. Ora, nell'ipotesi verosimile che alle primarie vada a votare il 10-15% dell'elettorato di centrosinistra, essendo chiamato a scegliere tra tre o quattro candidati a sindaco, potrebbe accadere che chi, tra amici, parenti e simpatizzanti, suoi o di sua moglie, riuscisse a racimolare due o trecento voti, risulterebbe automaticamente "vincitore", pur essendo rappresentativo solo di se stesso.
Inoltre, le primarie - che pur sempre elezioni sono - rischiano di invelenire e "personalizzare" il confronto all'interno del centrosinistra, distraendo dal vero obiettivo politico - battere le destre - e spostando tutta l'attenzione sui candidati, piuttosto che sui progetti politici.
E' un film che abbiamo già visto: sarebbe ora che il centrosinistra abbandonasse "correntismi", localismi e personalismi che lo hanno portato all'autodistruzione e si occupasse maggiormente di vincere qualche competizione elettorale.
Infine c'è da dire che, nell'attuale situazione, il ricorso alle primarie apparirebbe come un forte segno di debolezza, la dimostrazione che i partiti, i movimenti e le coalizioni che dovrebbero proporre una valida alternativa allo "iannarillismo" dominante, non sarebbero sufficientemente coesi e radicati per elaborare una convincente proposta politica, costruita su di un credibile progetto di rilancio della nostra città, piuttosto che sulla faccia della persona chiama a tentare di ricoprire il ruolo di sindaco.
La questione primaria - mi si perdoni il gioco di parole - non è fare o non fare le primarie, quanto piuttosto vincere le secondarie, che, invece, non è affatto un obiettivo secondario.
puntaccapo
Iscriviti a:
Post (Atom)